Valdobbiadene deve, con ogni probabilità, il suo nome al Piave, o meglio al fatto di essere localizzata fra i due rami in cui, anticamente, si divideva il fiume, come lascia intendere il toponimo “Duplavilis”. Le prime tracce delle sue origini risalgono all’età “Musteriana”, ma la notorietà storica della città è legata alla figura di S. Venanzio Fortunato, vescovo di Poitiers, illustre agiografo della tarda latinità, che qui ebbe i natali.
Il Duomo fu costruito originariamente a tre navate, ma fra il XV ed il XVIII secolo subì alcuni radicali restauri che gli conferirono l’attuale linea in stile neoclassico. A lavorarvi furono principalmente gli architetti Bernardo Salomoni e successivamente Giuseppe Segusini. Il portale d’ingresso è preceduto da un pronao tetrastilo di ordine dorico che immette in una sala a navata unica. L’edificio venne distrutto dai bombardamenti della Grande Guerra e successivamente fu ricostruito e rinforzato nelle strutture portanti. In esso sono custodite preziose opere di artisti del calibro di Francesco da Conegliano, detto il Beccaruzzi, di Paris Bordon e di Palma il Giovane.
Il campanile, progettato dall’architetto Francesco Maria Preti di Castelfranco, fu costruito tra il 1743 e il 1767. La bella cuspide a bulbo invece risale al 1810.
Anch’esso, come il Duomo, subì gravi danni durante il primo conflitto mondiale e venne restaurato negli anni successivi, oggi è considerato il simbolo di Valdobbiadene. A causa dei bombardamenti venne distrutta anche l’affascinante meridiana che venne realizzata dal sacerdote Giovanni Follador nella prima metà del XIX secolo. Oggi, dopo un attento restauro, essa, con il suo calendario zodiacale solare, decora nuovamente il lato sud.
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Agli inizi del Duecento venne eretta una piccola chiesa dedicata a San Gregorio Magno, papa e dottore della Chiesa. Dapprima si stabilì la Confraternita di Santa Maria poi, nel 1601 vi si insediarono i frati Cappuccini che un paio d’anni dopo costruirono la nuova chiesa. Dopo la soppressione nel 1769 il convento passò in mano a privati per divenire infine proprietà della Parrocchia. Del complesso, finemente restaurato nel 2001, restano solo alcune arcate del chiostro e l’antico pozzo. Inoltre lungo i muri perimetrali sono state riportate alla luce alcune croci del Settecento e una bella meridiana. Unico edificio seicentesco del territorio valdobbiadenese stupisce ancora oggi i visitatori per la sua composta bellezza. Per la sua ottima acustica la chiesa viene spesso usata come auditorium per conferenze e concerti.
Del santuario dedicato a San Floriano, situato sulla cima dell’omonimo colle, se ne ha già notizia in un testamento del 1424. Nel corso dei secoli fu più volte ricostruito e ampliato e completato con il campanile-faro costruito nel 1802. Anche questo piccolo oratorio subì gravi danni durante i bombardamenti bellici degli anni 1917-18 e successivamente venne ricostruito, ampliato e dotato del piazzale antistante dal quale si può ammirare il panorama della vallata di Valdobbiadene. San Floriano è raggiungibile a piedi da piazza Marconi proseguendo per via Roma, via San Martino e quindi via San Floriano; oppure con l'auto seguendo le indicazioni per località Pianezze.
Il monumento ai caduti, inaugurato nel 1959, si colloca prospetticamente alla conclusione di viale della Vittoria. Esso fu realizzato dallo scultore trevigiano Toni Benetton in onore ai caduti delle due Guerre Mondiali. Nella parte centrale del monumento, sopraelevata mediante una serie di gradoni, si dipanano le figure in ferro battuto che rappresentano la storia di Cristo. La semplicità formale delle figure riporta a suggestioni di stampo medievale.
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Il palazzo Celestino Piva fu eretto agli arbori del XX secolo, infatti nel 1898 il commendatore Celestino Piva, all'epoca residente negli Stati Uniti, donò al sindaco di Valdobbiadene, una cospicua somma di denaro per la costruzione di una nuova scuola elementare. L'edificio fu progettato dall'ing. Giuseppe Fassina esso presentava una pianta ad U elevata su un solo piano. Nel corso del tempo l’edificio subì importanti modifiche conseguentemente all’evoluzione dell’edilizia scolastica, esso venne alzato di un piano e nella corte interna venne realizzata una palestra. Inoltre il palazzo fu inizialmente arredato con le forniture di una ditta americana che, proprio grazie a questo allestimento, vinse il primo premio all'Esposizione Universale di Milano del 1906. Fu destinato a scuola elementare fino al 1967, anno in cui trovò invece sede l'Istituto Professionale per il Commercio fino al 2001. Nel recente intervento di recupero non solo si è cercato di restituire all'immobile l'antico splendore ma soprattutto si è voluto valorizzare l’originale vocazione culturale del palazzo con una nuova destinazione d'uso dei locali. L’edificio ospita la Biblioteca Comunale, la sala consiliare, l’associazione Amici della musica, l'Archivio Comunale, l'auditorium e alcune altre associazioni, dimostrando di essere quindi sia sede prestigiosa della vita istituzionale cittadina sia sede delle realtà associative locali.
Villa dei Cedri sorse nei primi anni del 1800, come filatoio e residenza della famiglia Bottoia. Nel 1840, dopo l’arrivo di Pietro Piva, esperto setaiolo originario di San Martino di Lupari, l’opificio venne restaurato e venne aggiunta l’ala est. Negli anni successivi l’edificio non fu più in grado di ospitare i grandi macchinari del filatoio e così l’azienda fu trasferita presso gli stabili dei Conti di Collalto. L’attuale aspetto risale ai primi del novecento, quando divenne residenza della famiglia Piva fino a oltre la metà del secolo. Oggi ospita ogni anno, ad agosto, l´evento "Calici di stelle" e per molti anni è stata sede, ad inizio settembre, della "Mostra Nazionale degli Spumanti", la più antica ed importante rassegna del settore vinicolo. Negli ultimi anni le sue sale hanno ospitato anche il Presepe artistico di Valdobbiadene che, ad ogni edizione, cambia il suo aspetto. Molte sono quindi le mostre di genere vario, le conferenze, i concerti, gli eventi che la villa ha ospitato e continua ad ospitare. L'edificio è circondato da un vasto parco aperto al pubblico, all'interno del quale si trova un'area giochi per bambini.